Sara Quil

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    Nome: Sara Quil
    Sesso: Femmina
    Età (età apparente): 21
    Data di Nascita: 6 Marzo 1E1873
    Luogo di Nascita: Lithoscaelia
    Razza: Umana


    Carnagione: Chiara e rosata, quando sta molto al sole tende a diventare rossastra
    Peso: 62 kg
    Altezza: 1.71 m
    Occhi: Castani
    Capelli: Neri
    Corporatura: Normale, non è particolarmente esile. Ha poco seno ma per il resto è ben proporzionata.
    Particolarità: Le sue mani sono coperte di ustioni e per questo le nasconde portando sempre dei guanti. Si è procurata queste ferite quando ha iniziato a lavorare con l'acido, adesso che ha imparato come usarlo senza ferirsi è raro che si faccia del male. In ogni caso se dovesse succedere ha sempre con se un balsamo lenitivo che le permette di non sentire il dolore fino al momento in cui puo' occuparsi di curare le ustioni.

    Porta assicurato sulla schiena un bastone lungo circa 1 metro, che termina da un lato con dei crini di cavallo. Ha l'aspetto di un grande pennello, simile a questo, e si chiama Escova. I crini sono stati trattati con particolari sostanze per non corrodersi a contatto con l'acido, e questa parte dell'arma viene chiamata 'pennino'. L'acido viene fornito da cartucce usa e getta, che vengono inserite nell'asta dalla parte posteriore, e che vanno a posizionarsi nella sua parte cava da cui una pompetta di gomma risucchiare la sostanza. L'acido confluisce al pennino attraverso un sistema di distribuzione che combina gravità e capillarità, simile a quello delle penne stilografiche. Una cartuccia di solito contiene 30 cl di acido, e una volta esaurita deve essere espulsa dal retro dell'asta tirando una leva estraibile dal manico, e la si deve sostituire perchè l'Escova riprenda le sue capacità corrosive.

    Le cartucce di acido sono racchiuse in bossoli metallici imbottiti inseriti in una cintura apposita, che dovrebbero prevenire la loro rottura in caso di urti. Ma l'Escova è fatto di normale legno di quercia senza rivestimenti protettivi per renderla più veloce, e questo la rende di conseguenza più fragile. Se si dovesse rompere il manico a causa di un colpo molto forte mentre una cartuccia è equipaggiata, Sara verrebbe ferita dal suo stesso acido.
    Il suo stile di combattimento si basa su due tattiche diverse. O cerca di provocare tante piccole ferite al suo avversario con l'acido, in modo da stancarlo e irritarlo a causa del dolore, per poi approfittare di un momento di distrazione e ucciderlo. Oppure, quando si trova di fronte a nemici con corazze protettive e simili, usa l'acido per far breccia nelle loro difese.

    La ghiera alla base del pennino permette, se ruotata verso destra, di espellere l'acido sotto forma di acido quasi nebulizzato, se ruotata verso sinistra, di creare un getto di acido rettilineo. E' possibile regolare l'intensità del getto a piacimento, tuttavia una volta attivato questo meccanismo svuota completamente l'acido rimanente nella cartuccia, che va quindi sostituita.

    Le proprietà corrosive dell'acido non sono molto pericolose, in quanto se fosse troppo concentrato finirebbe per danneggiare anche le cartucce e l'arma stessa. La sua costante di dissociazione acida è abbastanza forte da carbonizzare materiali come la carta o il tessuto, corrodere una lamina di ferro e danneggiare blocchi di ferro e marmo, provocando però seri danni solo con abbondanti e molteplici applicazioni. A contatto con la pelle provoca generalmente un'irritazione che non si aggrava se l'acido viene subito eliminato, o sciacquandolo via o rimuovendolo con qualche altro materiale (che in questo modo verrebbe anch'esso danneggiato dall'acido). Per provocare delle vere ustioni dovrebbe essere in quantità elevate, o dovrebbe agire per un periodo di tempo maggiore. Ma anche in questo caso non potrebbe corrodere la pelle al punto da squarciarla, dopo aver causato l'ustione ed essersi mischiato al sangue, la sua concentrazione diminuirebbe ulteriormente interrompendone l'effetto.

    EDIT: Dopo la sua distruzione, l'Escova è stato ricostruito con del legno elfico molto resistente e leggero. Inoltre, grazie allo studio Sara è riuscita a creare un acido più potente, che ora puo' provocare seri danni se usato per attaccare, e che riesce a causare ferite molto dolorose.

    La polvere da sparo usata per l'abilità Deflagrazione Acida puo' essere rigenerata in un momento di riposo solo se Sara è in grado di lavorare con calma alla miscelazione dei composti grezzi che si porta nella borsa.

    Comportamento: Sara è una ragazza solare e vivace, ama la vita e i suoi colori. Riesce a interagire bene con tutte le persone che incontra e non ha pregiudizi razziali di alcun tipo. Avendo vissuto tutta la sua vita nella parte alta di Lithoscaelia, non aveva idea dei privilegi che la circondassero, e sebbene abbia imparato che non tutti hanno avuto una vita agiata come la sua, fa ancora fatica a capire le situazioni difficoltose che potrebbero vivere le persone con cui entra in contatto. Si dimostra comunque sempre gentile e disposta ad aiutare chi le sembra che ne abbia bisogno.
    Segue i suoi istinti, cosa che non sempre si rivela essere la scelta migliore, ma è fermamente convinta che anche negli errori e nel dolore possano trovarsi colori bellissimi.

    Abbigliamento: Indossa un vestito abbastanza corto bianco, decorato con dei nastri rossi, dei pantaloncini corti neri, dei guanti neri che non toglie mai e dei manicotti bianchi che le coprono le braccia quasi fino alle spalle. I vestiti le sono stati riparati con materiali elfici, rendendoli più leggeri e resistenti.
    Tiene la cartucciera legata in vita sotto al vestito. Un'imbracatura apposita le permette di assicurare l'Escova sulla schiena. Porta con se una sacca che porta a tracolla come una borsa, in cui tiene ciò che le puo' servire.
    Lo stivale destro di solito è un po' slacciato per permetterle di inserirci il fodero di un pugnale dalla lama lunga circa 30 cm. Dopo aver perso il vecchio pugnale è entrata in possesso di un pugnale elfico con l'impugnatura di bambù e acciaio, su cui è inciso Wie (ovvero Coraggio in elfico).
    Equipaggiamento: Escova, pugnale, cartucciera da 5 bossoli, polvere da sparo, materiali grezzi per la polvere da sparo, sacca con all'interno le razioni per il viaggio, un blocco da disegno e una matita. Balsamo lenitivo, non cura ma aiuta a sentire meno dolore per le ustioni da acido.
    Porta sempre con sè il necessario per fare una manutenzione improvvisata all'Escova in caso di problemi con l'arma.
    Una sferetta di metallo donatale da Xotiko, una mutante di Mugtjat, che funge da ricetrasmittente.

    Background:
    La terra sotto i miei piedi sembrava muoversi, riuscivo a mantenere l'equilibrio solo grazie al fatto che una donna avvolta da una lunga tunica mi sorreggeva. Facevo anche fatica a respirare, l'aria era pesante, piena di..di..non so neanche spiegare cosa. Come se fosse solida. Le orecchie mi fischiavano al punto che non sentivo nulla di quello che succedeva attorno a me. I suoni ovattati mi raggiungevano come delle vibrazioni, non riuscivo a tenere gli occhi aperti dal fastidio che mi dava quel fischio. Feci un passo allontanandomi dalla donna, muovevo le braccia in avanti come se stessi cercando di 'nuotare' fuori da quell'aria densa, come se spostandomi avessi potuto raggiungere una zona di aria pulita potendo respirare liberamente. Mi sentivo affogare. La donna cercò di afferrarmi ma ero già a terra, credevo di star andando dritta e invece i piedi avevano deciso di andare per conto loro, la terra non la smetteva di ondeggiare e le ginocchia mi si piegarono, ero in ginocchio a terra ancora con le braccia che si muovevano davanti alla mia faccia. Provai ad alzarmi ma ottenni solo di cadere dritta distesa, avevo la faccia immersa nella sabbia e l'ultima cosa che ricordo è il pensiero di come respirare quei granelli caldi non fosse tanto diverso dall'aria che avevo respirato fino a quel momento. Poi persi i sensi.
    ..
    Quando mi risvegliai un accecante sole mi colpì le pupille come se qualcuno me lo stesse riflettendo verso gli occhi con uno specchio. Spostai le mani davanti alla faccia cercando di farmi scudo con le dita serrate ma gli occhi non ne volevano sapere di smettere di lacrimare. Non ero una persona che amava stare all'aperto, ma i paesaggi che ero solita ammirare mi avevano sempre riempita di gioia e curiosità, desideravo visitarli e magari viverci. Mai mi sarei aspettata che quegli stessi paesaggi mi sarebbero stati così tanto ostili. Un'ombra mi schermò contro il sole e finalmente fui in grado di aprire gli occhi. La donna di poco prima era chinata su di me e mi osservava sorridendo. La sua pelle era abbronzata, e i suoi occhi erano dolci, quasi materni.
    Mi chiese come stavo, mi disse di non rialzarmi finchè non mi fossi sentita meglio. Ero ancora un po' intontita e mi sfregai gli occhi con il palmo delle mani, che però erano coperte di sabbia che mi irritò gli occhi e mi fece lacrimare. La donna rise come una madre ride del suo bambino che per l'ennesima volta è inciampato cadendo a terra, mentre gli toglie la polvere dai vestiti con leggere pacche. Allo stesso modo la donna mi disse di girarmi su un fianco e mi versò dell'acqua tiepida sul volto per sciacquare via la sabbia, e in seguito anche sulle mani per permettermi di asciugarmi.
    "Questa è la prima regola del deserto: la sabbia va dappertutto ed è una bella scocciatura!" mi disse continuando a ridacchiare "Mentre la seconda regola è che l'acqua è un bene prezioso" aggiunse più seria "e sprecarla per una disattenzione puo' esserti fatale". Ricordo che quello fu il mio turno di ridacchiare, pensavo che mi prendesse in giro e le dissi che tutta l'acqua del mondo non era in quella borraccia, e che sicuramente ne avrei trovata altra. Ma quando la riguardai vidi il suo viso farsi scuro. Con un gesto della mano mi invitò a osservare l'orizzonte: tutto quello che vidi erano distese di sabbia rossastra e nient'altro. "Come puoi ben vedere, trovare dell'acqua qua giù puo' essere un'impresa ardua, e anche solo quella che hai usato per sciacquarti una mano avrebbe salvato uno dei bambini della nostra gente dalla disidratazione lo scorso mese" concluse la frase quasi in un sussurro. Rimasi sbalordita, possibile che fosse la verità?
    Ma quando vidi la serietà nei suoi occhi mi sentii riempire di tristezza. Come potevano esistere persone che andavano incontro a simili problemi quando io fino a quel giorno avevo sprecato tutta l'acqua che volevo per le cose più futili? Strinsi al petto la sacca con i miei dipinti mentre gli occhi mi si inondavano di lacrime. Chissà quanti bambini avrei potuto salvare con l'acqua che usavo per diluire i miei colori. La donna, vedendomi così affranta, fece riapparire sul suo volto quel sorriso materno di poco prima e con una mano mi accarezzò una guancia. La sua pelle era un reticolo di rughe che in precedenza non avevo notato "Bambina mia..so che è difficile da capire per te che fino a qualche ora fa stavi solcando i cieli con ben poche preoccupazioni, ma questo mondo è inclemente con chi non ha niente fin dalla nascita. Persino questo bel sole, che fa nascere la vita, che illumina le nostre vite..persino lui mi ha resa arida al punto da asciugare anche le mie ultime lacrime. Non posso piangere chi non è più con me, ma posso evitare che qualcuno debba piangere te. Ti accompagnerò fino alla fine del deserto, perchè da sola non ce la faresti e anche perchè ormai la mia carovana è troppo lontana..forse non te ne sei mai resa conto dalle finestre della tua bella casa, ma Lithoscaelia non aspetta nessuno" e dicendo questo mi sorrise un'ultima volta e si alzò in piedi, aiutandomi a fare lo stesso. Ero atterrita dalle sue parole, la maggior parte di quello che aveva detto ancora non lo capivo bene, ma sentivo che avrei dovuto conservare quello che avevo appena sentito nel profondo del mio cuore, e che un giorno me ne sarei ricordata e avrei capito. Avrei capito tutto quello che ancora non riuscivo nemmeno a immaginare.
    Questo fu quello che accadde la prima volta che scesi a terra da quando Lithoscaelia, 7 anni prima, decise di prendere il volo.
    ..
    Avevo deciso di intraprendere il mio viaggio alla scoperta del mondo che tante volte avevo osservato dalle balconate panoramiche di Lithoscaelia.
    Era il 1E1888 quando la città prese il volo senza spiegarci esattamente cosa stesse per succedere. O forse sarebbe meglio dire che nessuno lo spiegò a me, io avevo 14 anni e i miei genitori non mi rendevano partecipe delle decisioni di famiglia. Nemmeno mia madre ne sapeva molto, era molto bella e a mio padre piaceva portarla alle cene con i loro amici per poterla sfoggiare, ma non parlavano molto quando eravamo a casa tutti insieme. Lei passava molto tempo a coltivare i suoi interessi mentre lui era al lavoro, ma onestamente non sono sicura che le piacessero davvero.
    Quando la vedevo dipingere aveva sempre un'espressione seria e concentrata, mi ero convinta che fosse un'attività faticosa e noiosa, ma quando mi iscrisse al mio primo corso di pittura non capii il motivo per la sua espressione. Era divertente, era emozionante..era bello! Bastavano poche linee, bastava un po' di acqua e il colore prendeva vita, bastava così poco e tutto quello che avevo nella testa poteva uscire e prendere vita. Non che potessi davvero dipingere quello che volevo. La maggior parte dei soggetti che sceglievo nascevano dalla fantasia e tutto questo era considerato sconveniente, e infine ero sempre costretta a dipingere le stesse nature morte e gli stessi ritratti, giorno dopo giorno. Ma quando ero a casa mi potevo permettere di dipingere quello che volevo, e se anche i primi tempi mia madre sembrava contenta di questo, dopo poco iniziò a diventare quasi gelosa della mia fantasia. Era come se invidiasse il mio piacere per quello che lei odiava tanto fare. Forse pensava che se anche a lei fosse piaciuto quello che faceva i giorni non sarebbero passati così lenti. Non era mai stata una donna autoritaria, e più che darmi risposte disinteressate e commenti freddi sui miei lavori non trovò mai il coraggio di vietarmi la pittura a casa.
    Con gli anni ero migliorata tantissimo, e mi spingevo in punti sempre più critici, su tetti sempre più alti per riuscire a dipingere paesaggi più ampi, ricchi di dettagli, luminosi e colorati. Adoravo i colori, adoravo la luce, ma anche il buio, anche le infinite sfumature di grigio che l'occhio puo' cogliere nelle tenebre quasi totali..era tutto bellissimo!
    Con il passare del tempo mi convinsi sempre di più che avrei voluto vedere da vicino quei posti stupendi che fino a quel momento avevo solo rappresentato su carta, e convinsi i miei a lasciarmi partire. Mi riempirono le tasche di soldi per ogni evenienza, cercarono di farmi calare a terra vicino ai confini del deserto in modo che non dovessi faticare, ma io mi imposi e riuscii a scendere dalla città in mezzo a quel paesaggio caldo e luminoso che tanto mi aveva colpito dall'alto. Ovviamente l'esperienza non fu delle migliori, ma da quel momento in poi andò meglio. Ero brava ad arrangiarmi, costruire piccoli oggetti utili era sempre stata una delle cose che sapevo fare meglio. Ma una cosa era farlo in una postazione di lavoro, una cosa era farlo in mezzo alla natura con materiali di fortuna. Ben presto imparai ad adattarmi e continuai i miei viaggi.
    Avevo studiato tutto di Seyfert, tutto sulla sua geografia e sulle sue città, ma quello che trovai mi lasciò di stucco. Mi aspettavo di trovare come minimo alcuni villaggi nel mio tragitto verso Grisolyum, che sapevo essere un posto molto interessante da visitare per la sua diversità da Lithoscaelia, ma non ne trovai nessuno sulla mia strada. Neanche l'ombra. Fu necessario incontrare dei mercanti nomadi che mi spiegassero cos'era accaduto a tutto quello che si trovava in quella zona per farmi capire fino a che punto sapessi poco del mondo. Il giorno del Cataclisma fu come essere in casa propria durante un terremoto. I primi momenti sono di panico, alcuni vasi cadono, dei piatti si rompono, le librerie vengono svuotate dai loro libri..e poi tutto si calma, e con un po' di stucco su alcune crepe alle pareti si puo' tornare alla propria vita ignorando l'accaduto.
    Decisi che volevo vedere i veri danni di quello che io avevo percepito come uno spostamento d'aria su una città volante, decidi di dirigermi verso la baraccopoli eretta tra le rovine della vecchia capitale Tereldan. Ci vollero diversi giorni di cammino ma alla fine giunsi in mezzo a quell'accozzaglia di colori e rottami. E con rottami non parlo solo di oggetti. Le persone che mi camminavano a fianco erano strane, di ogni tipo, non avevo mai visto qualcosa di simile a Lithoscaelia. Le guardavo incuriosita e loro guardavano me, guardavano i miei vestiti curati e i miei capelli lisci e lucidi. Mi sentii così in imbarazzo. C'erano bambini che giocavano con barattoli vuoti, e io probabilmente mi sarei potuta comprare tutta casa loro solo con il mio kit da disegno.
    Spesi i miei primi soldi da quando ero partita per pagarmi un alloggio in quella città. Una famiglia mi voleva ospitare senza chiedere nulla in cambio, ma io volevo assolutamente ripagarli per il disturbo. Poi comprai dei vestiti nuovi per le due bambine che vivevano con noi. Non era mai stato fatto nessun riferimento al fatto che fossero le figlie della coppia, e vista la gentilezza con cui tutti si prendevano cura di tutti non mi avrebbe stupito sapere che tra loro non c'era il minimo legame di parentela.
    Molte persone suonavano strumenti agli angoli delle strade, mi sentivo estremamente ispirata e iniziai a dipingere ritratti dei passanti per poi donarglieli in cambio di nulla. A volte davo delle monete ai bambini per avere il permesso di ritrarli: non mi avrebbero mai chiesto nulla in cambio, ma ero felice di poter fare qualcosa per loro. Imparai molto sulla difesa e sul cavarmela da sola grazie all'aiuto di tutti, e ben presto mi sentii a casa.
    C'erano tanti di quei colori da cui prendere spunto in quel posto, non ero mai stata così felice. Dipingevo su qualunque cosa, riverniciavo muri e decoravo baracche. Ormai ero un punto di riferimento per gli abitanti delle rovine. E nel frattempo mi divertivo a fare esperimenti con tutto quello che mi passava sottomano, cercando di ricavare colori nuovi e provando tecniche sempre diverse.
    Fu così che iniziai a maneggiare gli acidi. L'effetto che producevano su alcuni tipi di materiali mi affascinava in modi che non saprei neanche spiegare. Usai le mie doti da costruttrice per creare il mio Escova, ma il primo prototipo non funzionò come mi aspettavo. Il materiale che avevo usato per il manico era troppo fragile e mi si spezzò tra le mani. Le ustioni che questo avvenimento provocò me le porto sul corpo ancora oggi, ma per fortuna bastano dei guanti a nasconderle. Dopo diverse migliorie ho trovato l'equilibrio perfetto, e il mio Escova è potuto entrare in azione. Ho creato opere d'arte fantastiche con questo oggetto, e ho imparato durante i miei primi viaggi fuori dalle rovine per trovare materiali di ricambio, che era anche un buon modo per difendersi.
    Ho imparato tantissimo dalla mia permanenza nella vecchia Tereldan, ho imparato l'importanza di aiutarsi a vicenda, e ora le parole della donna del deserto mi risuonano in testa più chiaramente di un tempo: riesco a dargli un significato tutto mio, che mi accompagna nelle mie scelte e mi ricorda in continuazione la fortuna che mi ha sempre accompagnata, ma che nei momenti in cui ero a terra c'è sempre stato qualcuno pronto ad aiutarmi. E allo stesso modo voglio aiutare più persone possibili.
    Adoro le persone, hanno dei colori fantastici. Voglio vedere tutti i colori che posso, quelli accesi e quelli spenti, quelli luminosi e quelli scuri, voglio vedere colori nuovi che le altre persone non riescono neanche a immaginare.
    Viaggerò finchè non sentirò che la mia vita è completa, e quel giorno forse potrò tornare a casa e passare il tempo osservando tutto quello che ho vissuto in prima persona dall'alto.
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    6 Marzo 2E2 - Lithoscaelia
    Un colpo di spazzola, e un altro, e un altro, e un altro.
    Sara non riusciva a porre fine al movimento del suo braccio. Doveva già essere arrivata a duecento ormai, eppure appena contando raggiungeva il cinquanta, ricominciava sistematicamente da capo.
    Guardava la sua immagine riflessa nello specchio, guardava quei lunghi capelli neri. Sua madre ne andava tanto fiera, non perdeva occasione di vantarsene con le sue amiche. Ed era solo una delle tante cose che sua madre giudicava importanti, ma che a lei non interessavano minimamente.
    In realtà a lei quei lunghi capelli non piacevano: erano scomodi, difficili da tenere curati, e quando doveva dipingere le toccava sempre legarseli far sì che non le fossero di intralcio. E lei odiava legarsi i capelli.
    Guardò distrattamente l'orologio, sapeva che dall'ultima volta che lo aveva guardato erano passati appena un paio di minuti, ma non poteva farne a meno.
    Erano le 19:22, sua madre le aveva raccomandato di essere pronta per le sette e mezza. Ormai non c'era molto da fare, era quasi ora, e perdere tempo non avrebbe rimandato l'inevitabile.
    Qualcuno bussò alla porta, che si aprì senza aspettare una risposta, era proprio sua madre. Era la quinta volta che veniva a controllare come stessero andando i preparativi, e ogni volta Sara le diceva la stessa cosa.
    "Ho quasi finito mamma, ancora un paio di colpi di spazzola."
    La madre la guardò con un sopracciglio alzato, avvicinandosi a lei spazientita.
    "Tesoro, non c'è più molto tempo, basta spazzolarsi i capelli. Sono perfetti così." le disse mentre le passava una mano sulla testa osservando il suo riflesso. Guardava solo i suoi capelli, non lei.
    Poi prese una manciata di forcine, e con pochi semplici gesti le acconciò la chioma in modo che innumerevoli ciocche si raccogliessero in un raffinato e particolare chignon lento sul lato della testa.
    Si fermò un secondo a controllare che fosse perfetta da tutte le angolazioni, e Sara ancora una volta si chiese se il suo sguardo fosse critico o invidioso. Se lo era chiesto spesso negli ultimi anni. Da quando non era più una bambina, e la società aveva iniziato a considerarla una ragazza a tutti gli effetti, la madre aveva cambiato il modo di osservarla. E Sara non capiva cosa si celasse dietro a quelle occhiate. Cercava di controllare che fosse priva di difetti per poterla sfoggiare meglio? O ammirava la sua assenza di difetti con gelosia?
    "Adesso sei pronta per il vestito, forza."
    La madre si diresse verso l'armadio, prendendo con delicatezza un vestito e mostrandolo a Sara. Si aspettava un sospiro sognante, o un gridolino di eccitazione, come se la ragazza fosse entusiasta di quell'abito, come se non l'avesse mai visto. Ma lei lo aveva già visto eccome, aveva dovuto fare una prova dietro l'altra per permettere alla sarta di modellarglielo addosso, e ora la sua vista la lasciava totalmente indifferente. Avrebbe voluto dare almeno la minima soddisfazione a sua madre, così le sorrise nel modo più naturale possibile.
    "E'..è stupendo.."
    "Lo è davvero, e tu sarai favolosa! Forza, indossalo."
    Sara lanciò un'ultima occhiata all'orologio. Le 19:26.
    Si slacciò l'accappatoio rimanendo in sottoveste, poi si avvicinò alla madre che l'aiutò a indossare l'abito.
    Era un vestito lungo, con una bella gonna ampia satinata lilla, un corpetto grigio scuro, e delle maniche fatte di velo lilla.
    Sara si guardò allo specchio. Che fosse un bell'abito era innegabile, e a lei piaceva indossare vestiti ampi e sfarzosi. Ma apprezzava molto che nonostante la preziosità dei tessuti, non vi fossero intarsi con pietre preziose e cose simili. A modo suo, era un vestito semplice.
    Sua madre le girò attorno, aveva nuovamente quello sguardo critico, e ancora una volta a Sara sembrò di vedere una punta di invidia, pur non avendone la certezza.
    "Adesso sei perfetta in tutto e per tutto. Vedrai come ti guarderanno tutti."
    'E se a me non piacesse essere guardata?' si chiese la ragazza sconsolata.
    Non che non le piacessero le attenzioni, ma preferiva essere ammirata per un suo bel quadro, piuttosto che per il semplice essere bella in un abito da festa.
    Erano le 19:30.
    "E' ora di andare." le disse la madre poggiandole una mano sulla spalla.
    Cercando di trattenere un sospiro, la ragazza si fece forza e seguì la donna in corridoio fino alla sala da pranzo.
    L'ampia stanza era stata sgombrata da tutto ciò che poteva essere di intralcio, come il tavolo e le sedie, mentre i divani erano stati spostati contro ai muri, e dei camerieri passavano tra gli ospiti porgendo vassoi pieni di stuzzichini e pietanze semplici.
    Appena varcata la soglia, era evidente che la madre stava per annunciare il suo ingresso, ma Sara preferiva non attirare troppo l'attenzione, così le passò velocemente affianco entrando nella sala, posandole una mano sulla schiena con dolcezza per farle capire che non era necessario. La donna sembrò decisamente contrariata, e a lei dispiaceva, ma sarebbe stata comunque una serata impegnativa anche senza essere annunciata come una principessa.
    Si diresse velocemente verso il primo gruppo di persone, cercando di sparire tra la folla. Guardava un volto dopo l'altro, cercando dei visi familiari. Ma lo sapeva ancora prima di entrare, sapeva che non ne avrebbe trovati. Uomini sulla quarantina, colleghi del padre. Donne con sfarzosi abiti e acconciature elaborate, amiche della madre. Alcuni parenti con cui non era nemmeno molto in confidenza, e di cui non sapeva il vero grado di parentela. C'erano anche qualche ragazzo o ragazza della sua età, ma nessuno di questi era un suo amico, probabilmente si trattava dei figli degli invitati.
    Quasi nessuno notò la sua presenza, il che la diceva lunga su quanto quelle persone fossero realmente lì per lei.
    Ad un certo punto, qualcuno le sfiorò la spalla, e quando la ragazza si voltò, si trovò davanti il suo precettore.
    "Sara! Sei stupenda, l'ultima volta che ti ho vista così elegante è stato alla tua festa per i dieci anni!" esclamò lui ridacchiando.
    "Signor Phineas! La ringrazio, non avevo idea che ci fosse anche lei." rispose stupita. Effettivamente non c'era di che stupirsi, Phineas le aveva insegnato tutto quello che sapeva da quando era una bambina, era normale che fosse lì quel giorno.
    Era un uomo sui 65 anni, con una barba ben curata che quasi gli copriva il papillon rosso, e una corona di capelli grigi a incorniciargli il capo, lasciando un'evidente stempiatura in cima. Aveva occhi chiari e gentili, ma Sara sapeva bene che potevano diventare anche molto severi. Aveva incrociato quello sguardo parecchie volte nel corso della sua carriera scolastica. Era stato un ottimo precettore, era come un'enciclopedia piena di nozioni, purtroppo però peccava di esperienza. Tutto quello che sapeva veniva dai libri che aveva letto, e non aveva mai visto il mondo. Molto spesso, quando Sara si trovava a dover studiare gli avvenimenti storici che avevano interessato alcune città, chiedeva all'insegnante in che condizioni vivesse la popolazione, o come avessero reagito i ceti più poveri ai cambiamenti, se erano felici della vita che conducevano, o dettagli su alcuni quartieri, come il fatto che fossero molto rumorosi e pieni di vita, o se avere un cavallo fosse considerato un lusso. E dopo i primi attimi di smarrimento, Phineas rispondeva con frasi prese pari pari dai libri, dicendo che queste erano le informazioni divulgate e che oltre ad esse non sapeva dirle altro. Dopo un paio di anni, la ragazza aveva imparato quali domande fare e quali no, ma a volte le era difficile frenare la curiosità.
    "Non sarei mancato per nulla al mondo! Sei stata un'allieva preziosa, tu e la tua strana curiosità. Tua madre mi ha sempre parlato della tua bravura nell'arte, che ne diresti di diventare un'apprendista presso il palazzo comunale per il restauro delle opere architettoniche di Lithoscaelia?" le chiese in tono formale, come se quella proposta fosse il suo personale e preziosissimo regalo di compleanno.
    Sara non sapeva cosa dire, non le interessava granchè il restauro degli edifici, non era il genere di cose che lei considerava 'arte'. Tuttavia si rendeva conto che Phineas era stato molto gentile a proporglielo. Lui sembrò fraintendere il suo silenzio.
    "Non devi affatto preoccuparti! So che è difficile entrare in uno di quei team, ma nel tuo caso non sarà per niente un problema! Non per vantarmi, ma ho delle conoscenze..degli amici al municipio. DI certo se ti presenterai da loro con una mia lettera.."
    "La ringrazio per l'offerta, ci penserò. Adesso devo cercare mia madre." lo interruppe Sara, prima di allontanarsi in gran velocità.
    Lithoscaelia era una città fiera, piena di persone che avrebbero sempre posto l'apparenza davanti alla sostanza, un bel fiore a coprire il marciume. A Sara non piaceva, sapeva che il team che ristrutturava la città aveva la funzione di far apparire tutto più bello agli occhi dei visitatori, ma a lei non importava, non le importava che Lithoscaelia fosse bella o brutta. Era una città volante, era casa sua, che altro doveva avere per sembrare ancora più bella ai suoi occhi? A lei importava altro. Era da molto che ci pensava, le sarebbe piaciuto vedere quello che c'era al di fuori della città. Voleva vedere il vastissimo e coloratissimo mondo sotto di essa.
    Cercò di evitare più persone possibile, iniziava a sentirsi soffocare. Sua madre non avrebbe mai permesso che se ne andasse come una vagabonda in giro per Seyfert, e suo padre..chissà che piani aveva per il suo futuro. Tutti avevano delle aspettative nei suoi confronti, che lei non aveva intenzione di soddisfare. Si chiedeva se sarebbe mai riuscita a fare quello che voleva. Stava per raggiungere la porta di ingresso del salone, quando sua madre la fermò per un braccio.
    "Tesoro vieni, è ora della torta!" le disse sgargiante. Era ovvio che fosse molto fiera della serata che aveva organizzato.
    Trascinò Sara vicino a un tavolino, prendendo in mano un bicchiere di champagne e picchiettandolo con un cucchiaino per attirare l'attenzione di tutti.
    Iniziò così un lungo discorso su quanto fosse felice di annunciare la maggiore età di sua figlia, che in questo modo era pronta per sbocciare e divenire parte integrante della società, un nuovo e splendido tassello per la bella e gloriosa Lithoscaelia. Ci furono numerosi applausi, il mormorio di molte donne sembrava fare riferimento a quanto fosse bella in quel vestito, molti uomini si congratulavano con il padre, dicendogli che non avrebbe avuto problemi a trovare un buon marito nell'alta società. Sara voleva sprofondare. Due camerieri infine, si fecero largo tra la folla portando un vassoio con una grande torta. E dopo averla poggiata sul tavolino, la madre le porse un bel coltello dal manico cesellato.
    Sara lo prese titubante, si sentiva ancora un po' scossa per i pensieri di poco prima.
    Si avvicinò alla torta, osservando le decorazioni che la ricoprivano, i finti diamantini di zucchero, le roselline di cioccolato. Fece scorrere lo sguardo tra la folla. Incrociò per primo lo sguardo del signor Phineas, che le fece un sorriso di incoraggiamento. Ma più che l'incoraggiamento a tagliare la torta, le sembrava riferito alla proposta di poco prima. Poi vide il volto di suo padre. Non le stava prestando attenzione, era intento a parlare con due colleghi in affari. E infine sua madre, che alternava lo sguardo tra lei e le sue amiche, con un sorriso tiratissimo e nervoso.
    E Sara sentì il peso di tantissime responsabilità sulle spalle, di aspettative che non voleva deludere, e le parve di sentire il suono di un lucchetto. Come se la gabbia che le avevano costruito attorno fosse appena stata sigillata.
    Affondò il coltello nella torta, cercando di non pensarci, cercando di mantenere un sorriso radioso per tutti gli ospiti che la osservavano in attesa.
    'Va tutto bene. Sorridi. Avrai tutta la notte per piangere.'
    - - - - - - - -
    12 Giugno 2E3 - Lithoscaelia
    Benchè Lithoscaelia fosse più vicina al sole di una città normale, veniva salvata dalla calura opprimente grazie alle continue correnti d'aria, che inondavano la città di una brezza fresca e rilassante.
    'Uno..due..tre..quattro..' contò Sara sulle dita di una mano.
    Gerard si dimenticava sempre di segnarsi da qualche parte i pezzi che usava durante le riparazioni, e quando a lei toccava mandare il conto ai committenti, si trovava sempre in difficoltà non sapendo le quantità esatte di materiali che erano stati utilizzati. Fortunatamente lo osservava spesso lavorare, e sapendo qual'era il danno iniziale dell'oggetto, le era facile risalire a quanti pezzi doveva aver usato per ripararlo.
    Scrisse con cura 'quattro' affianco a 'Ingranaggio A423E6', e calcolò velocemente a quanto ammontava il costo del lavoro.
    La porta della bottega si aprì facendo tintinnare il campanello posto sopra di essa, e lasciando entrare un filo di aria fresca.
    "Buongiorno! Come posso aiutarla?" chiese Sara istintivamente, distogliendo lo sguardo dal libro contabile su cui stava scrivendo, per incrociare gli occhi chiari di Phineas, il suo ex precettore.
    "Oh, signor Phineas!" lo salutò con un sorriso radioso "Che piacere vederla."
    Lui avanzò verso il bancone ricambiando il suo sorriso, e allo stesso tempo guardandosi intorno con aria critica.
    "Anche io sono felice di vederti Sara, come stai?" le chiese in tono gentile. Sembrava leggermente preoccupato.
    "Sto bene, abbiamo avuto molto lavoro ultimamente, ma direi che non è una cosa di cui lamentarsi, no? Lei invece? Come sta? Cosa la porta qui?"
    L'uomo sembrò ascoltare con eccessiva attenzione la sua risposta, come se cercasse di captare qualche messaggio nascosto.
    "Io..sto bene, come sempre. Il tempo scorre su questo vecchio, ma non lo ferma." prova a dire per sdrammatizzare. Poi abbassa un po' la voce, come se non si volesse far sentire. "Sei sicura che vada tutto bene? Ormai lavori qui da un paio di mesi, e..so quello che mi hai detto ma..ricordati che ti basta una parola, una parola soltanto e io mando quella lettera al municipio!"
    A quelle parole, Sara non potè trattenere una risata. Era un uomo premuroso, addirittura dolce a modo suo.
    Non era la prima volta che la andava a trovare da quando aveva rifiutato quasi un anno prima la sua proposta di raccomandazione nel campo delle ristrutturazioni. E ogni volta le riproponeva quell'aiuto che era tanto fiero di darle, come se la ritenesse troppo fragile per proseguire lungo la strada che aveva scelto.
    Se di strada si poteva parlare.
    Dopo il suo diciottesimo compleanno aveva rifiutato con sempre maggiore gentilezza tutte le proposte che giunsero da parte dei colleghi del padre e delle amiche della madre. Sembrava che non ci fosse una sola persona in tutta Lithoscaelia che non fosse disposta a darle una mano per inserirsi al meglio nell'alta società, eppure Sara era ben determinata a rifiutare ogni proposta di aiuto. Sua madre si era senza dubbio impegnata molto, facendole una gran pubblicità con tutti ed esaltando ogni sua più insignificante capacità pur di farle fare bella figura, e a lei piangeva il cuore quando si ritrovava a declinare tutte quelle offerte. Ma aveva deciso di fare le proprie esperienze seguendo quello che le piaceva fare.
    La prima occupazione che aveva trovato era stata quella di insegnante d'arte, tenendo gli stessi corsi che aveva seguito lei da più giovane. Ma appena cercava di stimolare la creatività dei suoi alunni, spingendoli verso il disegno creativo, veniva fermata dalle proteste dei genitori che non approvavano quei metodi. In breve non ebbe più un singolo studente, e dovette provare con altro. Cercò allora di vendere i suoi quadri più belli, ma nessuno sembrava interessato. Era innegabile il suo talento, ma i soggetti..tutti quei paesaggi fantastici, quelle creature bizzarre, non era ciò che la gente di Lithoscaelia voleva. Cercando di non abbattersi, aveva allora deciso di farsi assumere dalla biblioteca pubblica. Le piacevano i libri, e lavorare lì le permetteva di portare a casa tutte le opere che voleva. Ma quando iniziò a proporre un nuovo ordine con cui disporli, o l'arricchimento di alcune sezioni con nuovi libri provenienti da altre città, venne guardata con disappunto dal proprietario, e le venne detto che forse era meglio se cercava un lavoro più adatto a queste sue 'inclinazioni'. Ancora oggi non capiva cosa intendesse dire, tuttavia questo ennesimo rifiuto le dette la possibilità di tentare con l'ultimo dei suoi interessi, quello che coltivava come un hobby, e a cui fino a quel momento aveva dato meno peso in assoluto. La meccanica.
    Le era sempre piaciuto smontare e rimontare piccoli congegni, cercare di capire come funzionavano, e spesso ne progettava di nuovi nella sua testa, senza mai aver davvero avuto modo di realizzarli.
    Lithoscaelia era famosa per i suoi esperti meccanici e manutentori, che si occupavano di far funzionare a dovere i meccanismi che tenevano la città in volo, ma lei non si sentiva pronta per qualcosa del genere. Provò allora a cercare lavoro come apprendista in una bottega, e alla fine Gerard l'assunse. Era un tipo un po' burbero, e non era certo un grande insegnante. Continuava a dire di non aver tempo da perdere con lei, che se voleva imparare qualcosa doveva osservarlo in silenzio e basta, sempre a condizione che avesse prima sbrigato il lavoro contabile. E così lei si era impegnata al massimo dal primo giorno, prima facendo un inventario del magazzino, poi mettendo in ordine i confusi appunti sui lavori svolti in passato, e infine elaborando un nuovo modulo da compilare al termine di ogni lavoro, che avrebbe facilitato il calcolo dei costi, cosa che fino a quel momento era stata fatta in modo un po' approssimativo. A Gerard non importava la parte burocratica, e anche se non si complimentava mai con Sara per il lavoro svolto, era contento di non doversene occupare lui. E la ragazza non si lamentava, a lei bastava finire in fretta i suoi compiti per poterlo osservare mentre lavorava.
    All'inizio non riusciva a trattenersi, continuava a sciorinare consigli e opinioni, finchè Gerard non perse la pazienza e le vietò di accedere al retrobottega per una settimana. Dopo essersi scusata le venne dato il permesso di tornare ad assistere alle riparazioni, a condizioni che stesse totalmente in silenzio. Sara accettò a malincuore, e ogni volta che sentiva di voler assolutamente dire qualcosa si tirava un pizzicotto sulla mano. Passarono un paio di settimana, lei era come una spugna e più osservava il lavoro dell'uomo, più imparava. Ma ancora non poteva dire nulla nè toccare gli attrezzi.
    La situazione rimase invariata finchè Gerard un giorno non le rivolse un'occhiataccia che le fece venire i brividi. Si chiese cosa aveva fatto, magari era stata troppo presa dall'osservare il suo lavoro, al punto da non accorgersi di aver fatto cadere qualcosa, oppure non aveva sentito il campanello della porta che segnava l'entrata di un cliente.
    "Cosa metteresti qui, una vite lunga o una corta?" le chiese l'uomo con sguardo severo. Sara rimase per qualche secondo senza parole, poi osservando il piccolo meccanismo che stava aggiustando, rispose con titubanza "Una corta..con una lunga ci sarebbe il rischio di intralciare il funzionamento degli ingranaggi.."
    Senza dire ne sì ne no, Gerard riprese il suo lavoro, inserendo una vite corta. Le domande arrivavano quando Sara meno se lo aspettava, a volte erano cose semplici, a volte erano domande ipotetiche su possibili congegni. Una volta le chiese persino secondo lei come facesse la città a volare. Non le dava mai spiegazioni, si limitava a fare domande, e a osservarla impassibile finchè non arrivava alla conclusione giusta, un ragionamento dietro l'altro. Era il suo modo di insegnare, e con il tempo Sara aveva imparato molto. Ancora non le era permesso fare nulla in prima persona, ma era molto fiduciosa a riguardo, e non se ne faceva un problema: sarebbe arrivato il suo momento.
    "La ringrazio signor Phineas..lei è sempre molto gentile con me" rispose Sara al suo precettore, rimasto spiazzato dalla sua risata "So che ne lei ne i miei genitori credete che questa sia la mia strada, ma io non ci voglio pensare. La mia strada si formerà sotto i miei piedi man mano che la percorrerò!" gli disse sfoderando l'ennesimo sorriso radioso.
    L'anziano signore non potè fare a meno di scuotere la testa sorridendo.
    "Lo spero tanto ragazza mia..sai, a volte penso che ci vorrebbero più persone come te a Lithoscaelia, ma allo stesso tempo mi chiedo se sia veramente questo il tuo posto.."
    A quelle parole Sara distolse lo sguardo, con un sorriso che cercò di celare coprendosi la bocca con una mano, come fosse un segreto.
    "Chi lo sa, immagino che lo scopriremo." rispose al precettore prima di ringraziarlo ancora un volta, e dirgli che ora doveva proprio tornare al suo lavoro. L'uomo la salutò con un sorriso gentile, e poi uscì dalla bottega facendo tintinnare il campanello.
    Ormai i preparativi erano quasi pronti, Sara aveva pensato a tutto. Quando partire, come farlo, come dirlo ai suoi genitori. Non le restava altro che aspettare il momento giusto, e lei era così eccitata all'idea di scendere da Lithoscaelia, che il solo pensiero la faceva sorridere.
    "Chi era? Un cliente?" chiese la voce di Gerard dal retrobottega.
    "Solo un vecchio amico" rispose Sara prima di passarsi una mano tra i capelli, tagliati dopo la sua decisione di seguire la propria strada, anche contro le mille proteste della madre.
    'Manca poco..'



    Caratteristiche:

    : Destrezza
    : Intelligenza
    : Costituzione
    : Forza


    Abilità: Punti Abilità 57 「0 in riserva」

    Riparazione Immediata: 「4 cariche」
    Gli abitanti di Lithoscaelia possiedono una preparazione perfetta riguardo cosa ci sia da fare in caso di guasti al loro equipaggiamento. Possono riparare qualunque cosa praticamente all'istante, ma l'integrità dell'oggetto ne risente, permettendogli di essere rimesso in funzione velocemente aumentando però la sua usura. Grazie a questa speciale capacità sono molto bravi nel creare oggetti improvvisati partendo dai singoli materiali, e a comprendere il funzionamento di un meccanismo a prima vista.

    Deflagrazione Acida: 「2 cariche」
    Inserendo il contenuto di un sacchettino di polvere da sparo in uno scomparto a scomparsa, è possibile girare al contrario l'Escova e usare lo stesso meccanismo usato per espellere le cartucce vuote per sparare fuori la cartuccia in uso in modo che deflagri e faccia danni da acido a spargimento. Ovviamente ha effetti diversi a seconda della quantità di acido presente nella cartuccia.

    Mina Solforica: 「3 cariche」
    Questa mina in legno della grandezza di un piattino, puo' contenere una dose di acido solforico e una di acqua. Se rotta in qualche modo, fa entrare in contatto l'acqua con l'acido, provocando pericolosi schizzi di questa sostanza estremamente corrosiva. Gli schizzi arriverebbero dai piedi alle ginocchia di chiunque nel raggio di 3 metri dalla mina, provocando importanti e dolorose ustioni. Inoltre inizierebbe a disperdere un aereosol di acido solforico, che inalato in quantità eccessive puo' avere conseguenze negative sull'organismo. Per essere usato, prima di tutto deve essere assemblata la mina, che Sara porta con sè in parti separate (contenitori vuoti di legno, fialette di acido e acqua).

    Olio su Tela: 「2 cariche」
    Cartucce composte da 1/4 acqua e 3/4 olio. L'acqua é in realtà una sostanza studiata apposta per ripulire l'Escova dai residui della cartuccia usata in precedenza. L'olio é altamente infiammabile e rende le superfici su cui viene applicato scivolose.

    Attrazione Rosa: 「2 cariche」 17/25
    Cartucce composte da 1/4 acqua e 3/4 gel rosa. L'acqua é in realtà una sostanza studiata apposta per ripulire l'Escova dai residui della cartuccia usata in precedenza. Il gel rosa a contatto con l'aria inizia a gonfiarsi diventando una morbida spuma appiccicaticcia dai molteplici usi. Può impacciare i movimenti grazie alla sua componente collosa, divenendo con il passare dei minuti sempre più solida e voluminosa. Quando finisce di crescere smette di essere appiccicosa, intrappolando chi è al suo interno. Non diventa dura al punto da non poter essere rotta con la forza.

    Muro Invisibile: 「2 cariche」 0/20
    Cartucce composte da 1/4 acqua e 3/4 liquido trasparente. L'acqua é in realtà una sostanza studiata apposta per ripulire l'Escova dai residui della cartuccia usata in precedenza. Il liquido trasparente è un fluido non newtoniano che se vaporizzato in un'area aderisce a qualunque cosa sia al suo interno, rivestendolo con una patina translucida che funge da scudo. La sostanza reagisce agli impatti assorbendo la forza cinetica del colpo, e proteggendo così ciò che riveste. Tuttavia puo' essere rimossa facilmente se lo si fa applicando poca pressione, il che la rende anche poco durevole nel tempo.

    Cronologia Quest:

    Abitazioni » I Colori di Seyfert

    » I Sopravvissuti di Setiri
    » Brioches e Benzina
    » Chi Semina Vento...
    » L'Inaspettato Ristoro
    » Un'Eco tra le Nuvole





    4994fe35ee
    Nome: Sara Quil | Sesso: F | Età: 21 | Provenienza: Lithoscaelia | Razza: Umano | Des;Int;Cos;For |




    Abilità:
    Riparazione Immediata: 「4/4 cariche」
    Gli abitanti di Lithoscaelia possiedono una preparazione perfetta riguardo cosa ci sia da fare in caso di guasti al loro equipaggiamento. Possono riparare qualunque cosa praticamente all'istante, ma l'integrità dell'oggetto ne risente, permettendogli di essere rimesso in funzione velocemente aumentando però la sua usura. Grazie a questa speciale capacità sono molto bravi nel creare oggetti improvvisati partendo dai singoli materiali, e a comprendere il funzionamento di un meccanismo a prima vista.

    Deflagrazione Acida: 「2/2 cariche」
    Inserendo il contenuto di un sacchettino di polvere da sparo in uno scomparto a scomparsa, è possibile girare al contrario l'Escova e usare lo stesso meccanismo usato per espellere le cartucce vuote per sparare fuori la cartuccia in uso in modo che deflagri e faccia danni da acido a spargimento. Ovviamente ha effetti diversi a seconda della quantità di acido presente nella cartuccia.

    Mina Solforica: 「3/3 cariche」
    Questa mina in legno della grandezza di un piattino, puo' contenere una dose di acido solforico e una di acqua. Se rotta in qualche modo, fa entrare in contatto l'acqua con l'acido, provocando pericolosi schizzi di questa sostanza estremamente corrosiva. Gli schizzi arriverebbero dai piedi alle ginocchia di chiunque nel raggio di 3 metri dalla mina, provocando importanti e dolorose ustioni. Inoltre inizierebbe a disperdere un aereosol di acido solforico, che inalato in quantità eccessive puo' avere conseguenze negative sull'organismo. Per essere usato, prima di tutto deve essere assemblata la mina, che Sara porta con sè in parti separate (contenitori vuoti di legno, fialette di acido e acqua).

    Olio su Tela: 「2/2 cariche」
    Cartucce composte da 1/4 acqua e 3/4 olio. L'acqua é in realtà una sostanza studiata apposta per ripulire l'Escova dai residui della cartuccia usata in precedenza. L'olio é altamente infiammabile e rende le superfici su cui viene applicato scivolose.

    Equipaggiamento:
    - Escova
    - Pugnale
    - Cartucce per l'Escova (30 ml) 5/5
    - Polvere da sparo 2/2
    - Materiali grezzi per la polvere da sparo
    - Pomata lenitiva 5/5 usi
    - Sacca
    - Blocco da disegno e matita
    - Kit di riparazione per l'Escova
    - Sfera trasmittente di Xotiko

    Note Giocatore:
    La finitura dei suoi abiliti lascia a intendere che siano molto costosi. Non ha l'aria di una combattente.
    Oltre ai normali attacchi, l'Escova puo', ruotando la ghiera in senso orario o antiorario, espellere tutto l'acido della cartuccia inserita sotto forma di nube o come un getto di liquido.
    Le proprietà corrosive dell'acido non sono molto pericolose, non puo' provocare ustioni gravi nè sciogliere qualunque materiale.
    Sara sa creare l'acido che usa per l'Escova da sola, è brava quando si tratta di usare la chimica per creare alcune sostanze, ma essendo autodidatta ha ancora molto da imparare.




    Edited by Key.Sabine - 23/2/2019, 23:05
     
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    L'utilizzo dell'Escova è scritto in modo minuzioso e preciso, brava :già:
     
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    Deflagrazione Acida 2 Cariche. Scrivi il BG e sei apposto :già:
     
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    Inserito il background :ciao:

    Esatto, sono le 6 di mattina :già:
     
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    Scheda Accettata m6oZLSM



    Brava, bel backgroung, ora devi solo completare la minischeda che ti posterò qui sotto.
    Riempi questa minischeda che ti posterò sotto questo messaggio con i dati della scheda, aggiungendo poi nelle varie quest che farai il numero esatto di oggetti che ti porti, quindi come " cartucciera da 5 bossoli " va benissimo; nel momento in cui però usi un bossoli o un 'altro oggetto, devi scalare il valore. Se usi un bossolo vuol dire che ne hai consumato uno, quindi da 5 metterai 4 nella minischeda. Stessa cosa per le cariche delle abilità, ne usi una, bon, meno una carica. Stessa cosa se trovi oggetti nuovi o se ti "ricarichi", tutti gli oggetti che il tuo PG avrà addosso devi scriverli, puoi fare anche una lista semplicemente, non serve che spieghi a cosa serve ecc... tipo " Escova, 5 bossoli, pugnale, 3 sacchetti di polvere da sparo" ecc... Su "Note del Giocatore" dovrai scrivere tutto quello che pensi debba sapere qualcuno del tuo personaggio. Per il resto se hai domande chiedi pure. La minischeda postala sotto spoiler in fondo alla tua scheda PG. L'immagine per la scheda dovrà essere 200x100.


    CODICE
    <span style="display:block;width:450px; height:535; border:5px double white; background-image: url(http://i.imgur.com/dlboKiC.png);font-size: 8pt">
    <div style="float: left; margin-right: 10px; margin-left: 10px; margin-up: 10px; margin-down: 10px">[IMG=FohVB]http://i.imgur.com/FohVB.jpg[/IMG]</div>[color=#FF5555]Nome[/color]: Nome | [color=#FF5555]Sesso[/color]: M | [color=#FF5555]Età[/color]: 0 (0) | [color=#FF5555]Provenienza[/color]: Tereldan | [color=#FF5555]Razza[/color]: Umano |




    [color=#FF5555]Abilità[/color]:
    <span style="display:block;height:100px;margin-left:10px;overflow-y: scroll;background-color:none">[color=#55FF55]Fendente della Tigre[/color]: <b>&#12300;5/5 cariche&#12301;</b>
    Descrizione abilità. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Donec aliquet, eros at sodales aliquam, leo lorem consequat elit,
    [color=#55FF55]Fendente della Tigre[/color]: <b>&#12300;5/5 cariche&#12301;</b>
    Descrizione abilità. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Donec aliquet, eros at sodales aliquam, leo lorem consequat elit,
    [color=#55FF55]Fendente della Tigre[/color]: <b>&#12300;5/5 cariche&#12301;</b>
    Descrizione abilità. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Donec aliquet, eros at sodales aliquam, leo lorem consequat elit,</span>
    [color=#FF5555]Equipaggiamento[/color]:
    <span style="display:block;height:75px;margin-left:10px;overflow-y: scroll;background-color:none">Spada, zaino, palla da basket.</span>
    [color=#FF5555]Note Giocatore[/color]:
    <span style="display:block;height:100px;margin-left:10px;overflow-y: scroll;background-color:none">Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Donec aliquet, eros at sodales aliquam, leo lorem consequat elit, vitae scelerisque orci magna in nisi. Nunc eget erat et metus elementum viverra. Nullam sodales pharetra mi, eget efficitur orci. Curabitur elit dui, lacinia quis faucibus nec, condimentum nec risus. Pellentesque suscipit magna magna, id tincidunt risus ultricies at. Curabitur est tellus, commodo et eleifend quis, pharetra sed nisl. Phasellus vulputate accumsan enim quis consectetur. Nam eros lacus, luctus at hendrerit nec, dictum pharetra mauris. Vivamus maximus mauris a ligula luctus dictum. Sed luctus ante quis elit mattis, lacinia pellentesque velit consequat. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.
    </span>

    </span>
     
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    Ho fatto la minischeda e mi sono accorta che nell'equipaggiamento non ho messo la pomata lenitiva che avevo descritto in particolarità, così l'ho aggiunta specificando che non cura ma lenisce il dolore delle ustioni da acido, e nella minischeda ho messo che ne ho 5 usi, va bene?
     
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    Vorrei apprendere quest'abilità :ciao:

    Mina Solforica: 「0 cariche」 0/0
    Questa mina in legno della grandezza di un piattino, puo' contenere una dose di acido solforico e una di acqua. Se rotta in qualche modo, fa entrare in contatto l'acqua con l'acido, provocando pericolosi schizzi di questa sostanza estremamente corrosiva. Gli schizzi arriverebbero dai piedi alle ginocchia di chiunque nel raggio di 3 metri dalla mina, provocando importanti e dolorose ustioni. Inoltre inizierebbe a disperdere un aereosol di acido solforico, che inalato in quantità eccessive puo' avere conseguenze negative sull'organismo. Per essere usato, prima di tutto deve essere assemblata la mina, che Sara porta con sè in parti separate (contenitori vuoti di legno, fialette di acido e acqua).
     
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    Aggiornati i PA e la cronologia, Mina Solforica appresa :sisi:
     
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    +1 PA per la spiegazione del funzionamento dell'Escova il quale è molto dettagliato e ben studiato, brava
     
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    6 Marzo 2E2 - Lithoscaelia
    Un colpo di spazzola, e un altro, e un altro, e un altro.
    Sara non riusciva a porre fine al movimento del suo braccio. Doveva già essere arrivata a duecento ormai, eppure appena contando raggiungeva il cinquanta, ricominciava sistematicamente da capo.
    Guardava la sua immagine riflessa nello specchio, guardava quei lunghi capelli neri. Sua madre ne andava tanto fiera, non perdeva occasione di vantarsene con le sue amiche. Ed era solo una delle tante cose che sua madre giudicava importanti, ma che a lei non interessavano minimamente.
    In realtà a lei quei lunghi capelli non piacevano: erano scomodi, difficili da tenere curati, e quando doveva dipingere le toccava sempre legarseli far sì che non le fossero di intralcio. E lei odiava legarsi i capelli.
    Guardò distrattamente l'orologio, sapeva che dall'ultima volta che lo aveva guardato erano passati appena un paio di minuti, ma non poteva farne a meno.
    Erano le 19:22, sua madre le aveva raccomandato di essere pronta per le sette e mezza. Ormai non c'era molto da fare, era quasi ora, e perdere tempo non avrebbe rimandato l'inevitabile.
    Qualcuno bussò alla porta, che si aprì senza aspettare una risposta, era proprio sua madre. Era la quinta volta che veniva a controllare come stessero andando i preparativi, e ogni volta Sara le diceva la stessa cosa.
    "Ho quasi finito mamma, ancora un paio di colpi di spazzola."
    La madre la guardò con un sopracciglio alzato, avvicinandosi a lei spazientita.
    "Tesoro, non c'è più molto tempo, basta spazzolarsi i capelli. Sono perfetti così." le disse mentre le passava una mano sulla testa osservando il suo riflesso. Guardava solo i suoi capelli, non lei.
    Poi prese una manciata di forcine, e con pochi semplici gesti le acconciò la chioma in modo che innumerevoli ciocche si raccogliessero in un raffinato e particolare chignon lento sul lato della testa.
    Si fermò un secondo a controllare che fosse perfetta da tutte le angolazioni, e Sara ancora una volta si chiese se il suo sguardo fosse critico o invidioso. Se lo era chiesto spesso negli ultimi anni. Da quando non era più una bambina, e la società aveva iniziato a considerarla una ragazza a tutti gli effetti, la madre aveva cambiato il modo di osservarla. E Sara non capiva cosa si celasse dietro a quelle occhiate. Cercava di controllare che fosse priva di difetti per poterla sfoggiare meglio? O ammirava la sua assenza di difetti con gelosia?
    "Adesso sei pronta per il vestito, forza."
    La madre si diresse verso l'armadio, prendendo con delicatezza un vestito e mostrandolo a Sara. Si aspettava un sospiro sognante, o un gridolino di eccitazione, come se la ragazza fosse entusiasta di quell'abito, come se non l'avesse mai visto. Ma lei lo aveva già visto eccome, aveva dovuto fare una prova dietro l'altra per permettere alla sarta di modellarglielo addosso, e ora la sua vista la lasciava totalmente indifferente. Avrebbe voluto dare almeno la minima soddisfazione a sua madre, così le sorrise nel modo più naturale possibile.
    "E'..è stupendo.."
    "Lo è davvero, e tu sarai favolosa! Forza, indossalo."
    Sara lanciò un'ultima occhiata all'orologio. Le 19:26.
    Si slacciò l'accappatoio rimanendo in sottoveste, poi si avvicinò alla madre che l'aiutò a indossare l'abito.
    Era un vestito lungo, con una bella gonna ampia satinata lilla, un corpetto grigio scuro, e delle maniche fatte di velo lilla.
    Sara si guardò allo specchio. Che fosse un bell'abito era innegabile, e a lei piaceva indossare vestiti ampi e sfarzosi. Ma apprezzava molto che nonostante la preziosità dei tessuti, non vi fossero intarsi con pietre preziose e cose simili. A modo suo, era un vestito semplice.
    Sua madre le girò attorno, aveva nuovamente quello sguardo critico, e ancora una volta a Sara sembrò di vedere una punta di invidia, pur non avendone la certezza.
    "Adesso sei perfetta in tutto e per tutto. Vedrai come ti guarderanno tutti."
    'E se a me non piacesse essere guardata?' si chiese la ragazza sconsolata.
    Non che non le piacessero le attenzioni, ma preferiva essere ammirata per un suo bel quadro, piuttosto che per il semplice essere bella in un abito da festa.
    Erano le 19:30.
    "E' ora di andare." le disse la madre poggiandole una mano sulla spalla.
    Cercando di trattenere un sospiro, la ragazza si fece forza e seguì la donna in corridoio fino alla sala da pranzo.
    L'ampia stanza era stata sgombrata da tutto ciò che poteva essere di intralcio, come il tavolo e le sedie, mentre i divani erano stati spostati contro ai muri, e dei camerieri passavano tra gli ospiti porgendo vassoi pieni di stuzzichini e pietanze semplici.
    Appena varcata la soglia, era evidente che la madre stava per annunciare il suo ingresso, ma Sara preferiva non attirare troppo l'attenzione, così le passò velocemente affianco entrando nella sala, posandole una mano sulla schiena con dolcezza per farle capire che non era necessario. La donna sembrò decisamente contrariata, e a lei dispiaceva, ma sarebbe stata comunque una serata impegnativa anche senza essere annunciata come una principessa.
    Si diresse velocemente verso il primo gruppo di persone, cercando di sparire tra la folla. Guardava un volto dopo l'altro, cercando dei visi familiari. Ma lo sapeva ancora prima di entrare, sapeva che non ne avrebbe trovati. Uomini sulla quarantina, colleghi del padre. Donne con sfarzosi abiti e acconciature elaborate, amiche della madre. Alcuni parenti con cui non era nemmeno molto in confidenza, e di cui non sapeva il vero grado di parentela. C'erano anche qualche ragazzo o ragazza della sua età, ma nessuno di questi era un suo amico, probabilmente si trattava dei figli degli invitati.
    Quasi nessuno notò la sua presenza, il che la diceva lunga su quanto quelle persone fossero realmente lì per lei.
    Ad un certo punto, qualcuno le sfiorò la spalla, e quando la ragazza si voltò, si trovò davanti il suo precettore.
    "Sara! Sei stupenda, l'ultima volta che ti ho vista così elegante è stato alla tua festa per i dieci anni!" esclamò lui ridacchiando.
    "Signor Phineas! La ringrazio, non avevo idea che ci fosse anche lei." rispose stupita. Effettivamente non c'era di che stupirsi, Phineas le aveva insegnato tutto quello che sapeva da quando era una bambina, era normale che fosse lì quel giorno.
    Era un uomo sui 65 anni, con una barba ben curata che quasi gli copriva il papillon rosso, e una corona di capelli grigi a incorniciargli il capo, lasciando un'evidente stempiatura in cima. Aveva occhi chiari e gentili, ma Sara sapeva bene che potevano diventare anche molto severi. Aveva incrociato quello sguardo parecchie volte nel corso della sua carriera scolastica. Era stato un ottimo precettore, era come un'enciclopedia piena di nozioni, purtroppo però peccava di esperienza. Tutto quello che sapeva veniva dai libri che aveva letto, e non aveva mai visto il mondo. Molto spesso, quando Sara si trovava a dover studiare gli avvenimenti storici che avevano interessato alcune città, chiedeva all'insegnante in che condizioni vivesse la popolazione, o come avessero reagito i ceti più poveri ai cambiamenti, se erano felici della vita che conducevano, o dettagli su alcuni quartieri, come il fatto che fossero molto rumorosi e pieni di vita, o se avere un cavallo fosse considerato un lusso. E dopo i primi attimi di smarrimento, Phineas rispondeva con frasi prese pari pari dai libri, dicendo che queste erano le informazioni divulgate e che oltre ad esse non sapeva dirle altro. Dopo un paio di anni, la ragazza aveva imparato quali domande fare e quali no, ma a volte le era difficile frenare la curiosità.
    "Non sarei mancato per nulla al mondo! Sei stata un'allieva preziosa, tu e la tua strana curiosità. Tua madre mi ha sempre parlato della tua bravura nell'arte, che ne diresti di diventare un'apprendista presso il palazzo comunale per il restauro delle opere architettoniche di Lithoscaelia?" le chiese in tono formale, come se quella proposta fosse il suo personale e preziosissimo regalo di compleanno.
    Sara non sapeva cosa dire, non le interessava granchè il restauro degli edifici, non era il genere di cose che lei considerava 'arte'. Tuttavia si rendeva conto che Phineas era stato molto gentile a proporglielo. Lui sembrò fraintendere il suo silenzio.
    "Non devi affatto preoccuparti! So che è difficile entrare in uno di quei team, ma nel tuo caso non sarà per niente un problema! Non per vantarmi, ma ho delle conoscenze..degli amici al municipio. DI certo se ti presenterai da loro con una mia lettera.."
    "La ringrazio per l'offerta, ci penserò. Adesso devo cercare mia madre." lo interruppe Sara, prima di allontanarsi in gran velocità.
    Lithoscaelia era una città fiera, piena di persone che avrebbero sempre posto l'apparenza davanti alla sostanza, un bel fiore a coprire il marciume. A Sara non piaceva, sapeva che il team che ristrutturava la città aveva la funzione di far apparire tutto più bello agli occhi dei visitatori, ma a lei non importava, non le importava che Lithoscaelia fosse bella o brutta. Era una città volante, era casa sua, che altro doveva avere per sembrare ancora più bella ai suoi occhi? A lei importava altro. Era da molto che ci pensava, le sarebbe piaciuto vedere quello che c'era al di fuori della città. Voleva vedere il vastissimo e coloratissimo mondo sotto di essa.
    Cercò di evitare più persone possibile, iniziava a sentirsi soffocare. Sua madre non avrebbe mai permesso che se ne andasse come una vagabonda in giro per Seyfert, e suo padre..chissà che piani aveva per il suo futuro. Tutti avevano delle aspettative nei suoi confronti, che lei non aveva intenzione di soddisfare. Si chiedeva se sarebbe mai riuscita a fare quello che voleva. Stava per raggiungere la porta di ingresso del salone, quando sua madre la fermò per un braccio.
    "Tesoro vieni, è ora della torta!" le disse sgargiante. Era ovvio che fosse molto fiera della serata che aveva organizzato.
    Trascinò Sara vicino a un tavolino, prendendo in mano un bicchiere di champagne e picchiettandolo con un cucchiaino per attirare l'attenzione di tutti.
    Iniziò così un lungo discorso su quanto fosse felice di annunciare la maggiore età di sua figlia, che in questo modo era pronta per sbocciare e divenire parte integrante della società, un nuovo e splendido tassello per la bella e gloriosa Lithoscaelia. Ci furono numerosi applausi, il mormorio di molte donne sembrava fare riferimento a quanto fosse bella in quel vestito, molti uomini si congratulavano con il padre, dicendogli che non avrebbe avuto problemi a trovare un buon marito nell'alta società. Sara voleva sprofondare. Due camerieri infine, si fecero largo tra la folla portando un vassoio con una grande torta. E dopo averla poggiata sul tavolino, la madre le porse un bel coltello dal manico cesellato.
    Sara lo prese titubante, si sentiva ancora un po' scossa per i pensieri di poco prima.
    Si avvicinò alla torta, osservando le decorazioni che la ricoprivano, i finti diamantini di zucchero, le roselline di cioccolato. Fece scorrere lo sguardo tra la folla. Incrociò per primo lo sguardo del signor Phineas, che le fece un sorriso di incoraggiamento. Ma più che l'incoraggiamento a tagliare la torta, le sembrava riferito alla proposta di poco prima. Poi vide il volto di suo padre. Non le stava prestando attenzione, era intento a parlare con due colleghi in affari. E infine sua madre, che alternava lo sguardo tra lei e le sue amiche, con un sorriso tiratissimo e nervoso.
    E Sara sentì il peso di tantissime responsabilità sulle spalle, di aspettative che non voleva deludere, e le parve di sentire il suono di un lucchetto. Come se la gabbia che le avevano costruito attorno fosse appena stata sigillata.
    Affondò il coltello nella torta, cercando di non pensarci, cercando di mantenere un sorriso radioso per tutti gli ospiti che la osservavano in attesa.
    'Va tutto bene. Sorridi. Avrai tutta la notte per piangere.'
     
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